Come migliorare la call to action

  1. Alessio Arrigoni
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Gli utenti sono cambiati. Non sono più semplici spettatori delle strategie di comunicazione dei marchi, ma si sono trasformati in persone attive e ansiose di interagire con le aziende a cui concedono la loro fiducia. Sono diventati anche più selettivi e per conquistare la loro attenzione e mantenerli vicini dobbiamo sapere cosa chiedere. Per farla breve, dobbiamo spingerli a compiere un’azione, la cosiddetta call to action.

Cosa si intende per invito all’azione?

La call to action, ovvero l’invito all’azione verso i nostri lettori, è lo strumento migliore per separare gli articoli informativi dai contenuti di marketing e, nella maggior parte dei casi, chiede agli utenti di:

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Può sembrare facile scrivere qualche parola per convincere i nostri lettori a lasciarci i loro dati ma non dobbiamo essere ingenui: se non sono ragionate le call to action si possono rivelare un completo disastro. Come si possono realizzare, quindi, degli inviti all’azione che funzionino veramente?

Usiamo parole chiave

Ci sono delle piccole parole magiche per attirare l’attenzione dei lettori e convincerli a cliccare sulla call to action. Gli avverbi di tempo come “ora”, “subito” e “oggi” spingono l’utente ad approfittare dell’occasione, mentre gli aggettivi come “gratis” e “gratuito” richiamano alla mente l’idea del regalo. Chi non vorrebbe qualcosa senza pagare?

Iniziare con il verbo

Se non chiediamo qualcosa mai la otterremo. Lasciamo da parte i giri di parole e incalziamo i nostri lettori con un verbo all’inizio della frase. Attenzione, però, a quale scegliamo: se azioni come “scarica”, “acquista” o “registrati” possono affermare il valore del gesto da compiere, il verbo “invia” può generare ansia e allontanare l’utente dal fatidico clic.

Siamo concisi

Non siamo prolissi, i tempi di attenzione sono brevi e il lettore deve cogliere al volo la call to action. Cerchiamo di includere tutte le informazioni necessarie per permettere all’utente di decidere e sintetizzare il nostro invito all’azione tra i 90 e i 150 caratteri.

Cambiamo nel tempo le call to action

Non utilizziamo le stesse call to action per troppo tempo e sfruttiamo soluzioni differenti in base ai nostri utenti. Proviamo a testarle per capire quale risulti la più efficace.

Chiediamo aiuto ai numeri

Ci sono casi in cui un numero vale più di 1000 parole! Sono chiari e comunicano subito al lettore ciò che sta per ottenere. Pensiamo a quante volte abbiamo letto un articolo che ci prometteva di capire qualcosa in 10 mosse, efficace vero? Proviamo a fare lo stesso con le nostre call to action.

Non nascondiamole

Se le nascondiamo nessuno ci cliccherà sopra. Diamo loro il giusto spazio e facciamole rientrare nel percorso visivo della pagina in modo che l’occhio dell’utente ci cada subito. Personalizziamole con dei colori accesi e facciamo in modo che il bottone del clic sia uno degli oggetti più evidenti nella pagina.

Siamo diretti e onesti

Lasciamo da parte i giri di parole e andiamo dritti al punto e, soprattutto, non creiamo illusioni. Attraverso le call to action stiamo creando un rapporto di fiducia con il nostro lettore quindi usiamo un testo reale che anticipi ciò che l’utente troverà dopo aver cliccato sulla nostra azione.

Se il nostro articolo è riuscito a incuriosire, le call to action diventano la ciliegina sulla torta per ottenere la fiducia dei nostri lettori. Ricordiamoci, però, che il rapporto tra un marchio e i suoi utenti è come una storia d’amore che va coltivata ogni giorno. Prima facciamo chiarezza sul tipo di relazione che abbiamo coi nostri follower e poi creiamo l’azione giusta per loro.

L'autore

Mi sono laureato in informatica presso l'università degli studi di Milano. Da sempre mi occupo di informatica e programmazione.
Da qualche anno sono diventato un blogger e collaboro con alcune testate on-line.
Ho al mio attivo anche alcune pubblicazioni on-line.

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